IL TELO DELLA PASSIONE DI SAN GIACOMO IN VAL GARDENA
Un raro esemplare del XVII secolo d’ignoto artista dell’ambito tirolese
Nel Medioevo i teli, o veli, della Passione (Fastentücher) erano diffusi in quasi tutta l’Europa e si fanno risalire all’usanza di velare durante la Quaresima altari e arredi sacri, come si raccomandava ancora nel Missale Romanum del 1570. Le prime ricerche storiche condotte da Joseph Braun fanno risalire l’esistenza dei veli della Passione alla fine del sec. X.
I primi veli della Passione erano molto semplici e portavano in genere solo una croce ricamata o dipinta nel centro. Già nel secolo XII esistevano, tuttavia, teli con raffigurazioni dipinte anche molto differente fra loro. Potevano rappresentare leggende di santi, allegorie delle Virtù come pure temi biblici dell’Antico e del Nuovo Testamento.
L’uso di “velare”, ossia di celare con un telo, durante la Quaresima, altari, crocefissi e arredi sacri, secondo gli storici del Medioevo, poteva assumere diversi significati simbolici. Un’interpretazione simbolica rileva in quest’usanza l’occultamento di Cristo nelle sue sembianze divine, anteponendo la sua natura umana nell’ora della morte. Un’altra interpretazione vede nel velo quaresimale l’analogia con il velo del tempio che si squarciò nel tempio di Gerusalemme nell’ora della morte di Cristo.
Il telo oggetto dell’articolo, assieme al suo restauro, databile ai primi decenni del sec. XVII, proviene da una chiesetta di montagna di San Giacomo, una piccola frazione di Ortisei (BZ). L’opera, di notevoli dimensioni, misura cm 472 x 362.
L’uso di calare il telo sull’altare e i frequenti riavvolgimenti avevano contribuito alla formazione di vistose pieghe con evidenti danni alla pellicola pittorica.
Il telo, dalle così grandi dimensioni, presentava un generale inaridimento, sia del pigmento, sia dell’imprimitura a base di gesso e colla, colorata secondo le campiture. Lo spessore minimo dell’imprimitura, che era un requisito tecnico voluto dal pittore per mantenere il più possibile la morbidezza del tessuto, aveva causato una sua maggiore fragilità. In particolare due pieghe indurite attraversavano il telo dal bordo superiore fino al bordo inferiore, inoltre, numerose abrasioni, lacerazioni e buchi deturpavano le immagini.
Nella parte inferiore del telo si rilevavano sollevamenti del pigmento, sotto forma di “scodelle”, quasi completamente staccate dalla superficie, oltre ad altre zone in cui il distacco del pigmento era già avvenuto.
[…]Indice:
Introduzione
Studi preliminari e risultati delle indagini chimiche e microscopiche su campioni della tela e del colore
La raffigurazione: particolari stilistici
Stato di conservazione
L’intervento di restauro
Note
Bibliografia
Abstract
Di: Martina Bona, Christine Mathà, Stefano Volpin, Erika Winkler
Estratto da Kermes 48 (Ottobre-Dicembre 2002) – pagine 11-17 + abstract
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