Lo studio della tecnica artistica di Masaccio, al di là di contributi occasionali in margine alla pubblicazione di interventi di restauro su singole opere, non è mai stato affrontato in modo sistematico. Nel caso specifico questa grave lacuna è stata ingigantita dal pesante tributo che tuttora viene pagato alla mitologia che a Masaccio è stata costruita addosso a partire dai commentatori e biografi a lui quasi contemporanei: il mito, cioè, del “Giotto rinato, del membro della sacra triade (con Brunelleschi e Donatello) di iniziatori del Rinascimento.
Lo squilibrio è particolarmente pesante in quanto la dedicazione pressoché esclusiva degli studi a indagare l’aspetto di innovazione intellettuale dell’arte di Masaccio, va a totale discapito di una più ampia comprensione della sua integrale personalità. Le competenze tecniche dell’artista, difatti, sia nelle loro peculiarità che nelle riprese dal mondo circostante, offrono la possibilità di aprire spiragli interessantissimi anche all’approfondimento di temi più prettamente storico-artistici ed altrimenti insondabili, quali la sua formazione, la collaborazione con Masolino, il rapporto con Brunelleschi, la cronologia delle opere.
Per quanto riguarda Masolino, poi, pesante è sempre stato nella valutazione dell’artista, il suo abbinamento a Masaccio, nei confronti del quale la sua meno eclatante e significativa parabola artistica finiva per sparire risucchiata nei meandri di una classificazione in cui giudizi come “attardato” o “di stile poetico” sono di gran lunga i più gentili e misurati.
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Note
Abstract
Di: Cecilia Frosinini
Estratto da Kermes 47 (Luglio-Settembre 2002) – pagine 27-34 + abstract
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