Per determinate categorie di manufatti artistici non esiste neppure una chiara e univoca definizione. Vetri, oreficerie, arazzi, miniature, ceramiche, oggetti eburnei, smalti, arredi lignei, paramenti ricamati, eccetera, figura tutti sotto la generica denominazione di arti minori, oppure arti decorative, o ance arti applicate e/o industriali e già in antico essi risultavano inclusi nel novero delle arti mechanicae o perfino delle cosiddette arti utili. Anche attraverso tali appellativi, questi manufatti si collocano in una posizione se non altro diversa rispetto a quelli che rientrano, invece, nelle cosiddette arti maggiori, o dicansi arti figurative, oppure arti belle, o anche arti pure, assurte – in epoca rinascimentale – addirittura al rango di arti liberali.
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Indice dell’articolo:
Forma e funzione: un binomio difficile
Il problema della molteplicità e della polimatericità
Contiguità funzionale ed esigenze conservative
Principi fondativi
Peculiarità metodologiche
Unità, molteplicità, ripetitività
Sulla conoscenza dei processi formativi e delle metodiche di intervento
Sapere, saper fare, saper restaurare
Questioni museografiche
Lo stato dell’arte
Sulla formazione di figure specialistiche
Conclusioni
Note
Di Giovanna Bandini
Estratto da Kermes 40 (Ottobre-Dicembre 2000) – pagine 49-60
ARTICOLO IN VERSIONE DIGITALE IN FORMATO PDF – DIGITAL VERSION IN PDF FORMAT
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