La statua acroteriale dell’Apollo di Veio, più grande del vero, è costituita, allo stato attuale, dall’assemblaggio di trenta frammenti, dei quali due di grandi dimensioni: il primo comprendente la testa, le spalle e il torso sino all’altezza dell’anca destra, mentre sul lato sinistro si protrae sino a circa metà della coscia; il secondo comprendente la parte terminale del panneggio della veste e del manto, il sostegno centrale a guisa di tronco d’albero decorato con le caratteristiche volute decorative a S e palmette, nonché la lastra rettangolare che funge da base.
Tutta la parte centrale del manufatto, costituito da buona parte del panneggio sul lato posteriore, la coscia sinistra, alcune pieghe anteriori e le gambe, risulta quale frutto dell’assemblaggio di 27 frammenti […]
L’Apollo di Veio, così come è giunto, è opera di un attento restauro ricostruttivo voluto dall’etruscologo G. Q. Giglioli che, immediatamente a seguito della scoperta, affidò l’intervento a Cesare Falessi, restauratore del Museo di Villa Giulia, nel 1919.
Durante tale intervento sono stati assemblati i numerosi frammenti, è stata ricomposta la statua nella sua interezza per mezzo di una struttura interna in metallo, sono state realizzate alcune importanti reintegrazioni che hanno permesso non solo di risarcire le lacune ma anche di assicurare una tenuta statica ottimale dell’intera opera.
Come evidenziato dalle numerose indagini scientifiche già realizzate, e in particolare grazie a indagini endoscopiche, radiografiche e termografiche le condizioni strutturali del manufatto sono buone.
Non altrettanto buone si presentavano invece le condizioni di conservazione delle superfici completamene opacizzate e annerite da depositi incoerenti, pulviscolo atmosferico, cere, sostanze grasse e protettivi ossidati. Questi ultimi presenti soprattutto sul lato frontale della statua, le conferivano un generale aspetto grigiastro e opaco.
L’aderenza degli ingobbi era discreta, a eccezione di alcune zone ove più marcato è il fenomeno della crettatura, come la spalla sinistra. Le stuccatore, realizzate sottolivello erano state molte volte ridipinte, con numerose sbordature di colore sulla terracotta e sugli ingobbi.
Numerose sgocciolature di colore e di cera di colorazione scura, utilizzata come protettivo, come evidenziato da foto d’archivio ove il volto dell’Apollo appare molto lucido e quasi uniformemente nero, erano presenti sulla base e sulle limitrofe pieghe del panneggio.
In alcuni punti la superficie presenta infine evidenti cadute di materiale ceramico a causa della presenza nell’impasto di calcinelli di colorazione biancastra, come si nota sulla guancia sinistra, nella palpebra sinistra e in altri punti del manufatto.
[…]Indice:
Il capolavoro e il suo contesto
Le indagini scientifiche
– La messa a punto di una Scheda Tecnologica
– Le analisi sull’Apollo
Il restauro
– Descrizione tecnica del manufatto
– Tecnica di intervento
Bibliografia
Note
Abstract
Nei box:
– Il santuario in località Portonaccio
– FIT per l’arte e la cultura. il restauro dell’Apollo di Veio
– Rilievo fotogrammetrico
– Indagine enoscopica
– Indagini radiografiche
– Indagine termografica ad ala risoluzione
– Le analisi di fluorescenza X
– La riflettografia infrarossa in bianco-nero e il falso colore
– Rilievi ed elaborazioni grafiche per l’Apollo di Veio: la redazione della mappature degli interventi per il restauro della statua
– Ambiente di un restauro
a cura di Francesca Boitani, Maurizio Diana, Tuccio Sante Guido
Testi di Paola Bartoccini, Francesca Boitani, Monica Cola, Sabrina Consolini, Maurizio Diana, Giolj F. Guidi, Tuccio Sante Guido, Nicola Labia, Alessandro Lupi, Pietro Moioli, Anna Maria Moretti, Luigi Proietti, Stefano Ridolfi, Marco Sala, Claudio Seccaroni, Angelo Tatì
Estratto da Kermes 54 (Aprile-Giugno 2004) – pagine 41-60 + abstract
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