Il microscavo può essere definito «la serie di operazioni di scavo stratigrafico e conservazione che si effettuano in laboratorio sui reperti contenuti in una porzione di deposito archeologico asportata in blocco dal terreno di giacitura. Si tratta di un’operazione complessa nella quale i principi della stratigrafia archeologica si coniugano con le esigenze conservative e l’applicazione di metodologie scientifiche»
Il microscavo si occupa di aree di scavo di ridotte dimensioni e si adatta alle specificità dei beni culturali oggetto di intervento. Le decisioni che si prendono di volta in volta sono condizionate, inoltre, da come è stato prelevato il pane di terra, dalla documentazione e da eventuali indagini analitiche svolte che forniscono informazioni sul contenuto. I microscavi effettuati finora dall’ICR hanno sempre rispettato la tecnica dello scavo archeologico stratigrafico, corredando il lavoro di scavo e di prelievo con una esaustiva documentazione fotografica, grafica e testuale. Rispetto a solo pochi decenni fa, la tecnologia è molto progredita. Allora le fotografie offrivano un supporto importante, ma non si potevano evitare alcune deformazioni delle immagini, tanto meno riproporre l’aspetto volumetrico degli oggetti fotografati. Per quanto riguarda la documentazione grafica, invece, questa consisteva normalmente nella realizzazione di disegni su carta e/o di rilievi su fogli di acetato a contatto con i reperti o posizionati a pochi centimetri sopra essi e tenuti fermi su un supporto rigido. Frequentemente si utilizzavano griglie per avere riferimenti chiari della posizione di ogni elemento, griglie che venivano costruite appositamente a seconda delle esigenze dettate dal microscavo in corso. L’operatore doveva disegnare tutti i reperti e quant’altro fosse necessario posizionandosi ortogonalmente al piano orizzontale del lucido e ottenere un rilievo il più possibile combaciante con i reperti. Questi fogli di acetato, che costituivano dei rilievi in scala 1:1 non sempre precisi, venivano poi utilizzati per posizionare i reperti dopo il loro prelievo. Nel caso si volessero anche documentare le quote (quindi la coordinata z), quest’operazione si svolgeva, il più delle volte, impiegando un filo a piombo. Quest’operazione permetteva di ottenere i dati in maniera precisa ma poteva risultare eccessivamente complicata; rimaneva, inoltre, vincolata al momento della messa in luce di un determinato strato: in caso di errori non era possibile verificare nuovamente le misure poiché i reperti sarebbero stati prelevati con il procedere dello scavo.
Il caso del recupero e il microscavo della tomba della Regina di Sirolo-Numana si distinse in particolar modo per l’applicazione di metodi sperimentali e innovativi. I lavori furono svolti tra gli anni Novanta e l’inizio degli anni 2000 dal consorzio ReCo Restauratori Consorziati, sotto il coordinamento dell’ICR. Data l’eccezionalità della scoperta, i restauratori decisero di migliorare le tecniche utilizzate fino ad allora per la documentazione grafica e testuale dei reperti ritrovati nei vari livelli del microscavo, conseguendo risultati simili a quelli che oggi otteniamo con la stereofotogrammetria digitale e con l’uso di Quantum Gis. Nonostante l’impiego di software meno sofisticati di quelli disponibili oggi, si ottennero, infatti, stampe fotografiche in scala 1:1, mappature grafiche bidimensionali con i reperti organizzati per tipologia e livello di scavo e un database per l’organizzazione delle informazioni6.
I reperti che erano contenuti nel pane di terra provengono da una necropoli falisca scoperta nel 1998 in località Monte Cavallo, presso il paese di Ponzano Romano (RM). La camera funeraria, datata tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C.7, fortunatamente sfuggì ai saccheggi degli scavatori clandestini che interessarono tutta la necropoli e che provocarono la perdita di numerosi reperti e di informazioni di interesse archeologico. Grazie allo scavo, svolto in condizioni di emergenza nel 1999 dalla Soprintendenza Archeologica per l’etruria Meridionale, ed allo studio preliminare del ricchissimo corredo, è stato possibile attribuire quest’ultimo ad una donna falisca di alto rango, nonostante il corpo della defunta non sia stato rinvenuto.
Indice dell’articolo:
Definizione di mcroscavo. Cenni sulla prassi comune dei metodi di documentazione dell’intervento nelle esperienze pregresse dell’ICR
Inquadramento storico-archeologico dei reperti. Contenuto e caratteristiche del pane di terra
Valutazioni preliminari e impostazione della metodologia di intervento
Le fasi di lavoro del microscavo e della documentazione
– Lo scavo e le tecniche di prelievo
– Le riprese stereo-fotogrammetrichhe
– Le elaborazioni su PhotoScan: ortofoto e modelli tridimensionali
– I prelievi. preparazione dei vassoi, posizionamenti e numerazione
– Progettazione di un database e inserimento della documentazione su Quantum GIS
– Il modello solido tridimensionale
Conclusioni
Bibliografia
Note
di Raquel Delgado Llata
Apparso su Bollettino ICR 37 (Luglio-Dicembre 2018, stampato luglio 2022) – pagine 24-36
ARTICOLO IN VERSIONE DIGITALE IN FORMATO PDF – DIGITAL VERSION IN PDF FORMAT
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.