“Ciò che dura lo fondano i poeti? Più che meravigliati, increduli d’essere nel frattempo divenuti quasi vecchi, ci ritroviamo e ci riconosciamo dopo tanti anni proprio, forse, nella condizione di chi non ha ottenuto una cittadinanza o, meglio, ha capito che l’unica patria consiste non mai in una condizione stanziale, bensì nell’atto di cercarla. Certo il disinganno è forte: si parte pionieri e si finisce flaneurs.
Nasce allora, come nel caso di Stefano, la stazione di una poesia gnomica, dissimulata dietro l’understatement diaristico, oserei dire una poesia dal sapore postumo, perché non più ritmata dal metronomo della tachicardia. Ma lo stato di quest’io poetante è una specie di mimetismo, una morte apparente, tradita dalle fibrillazioni del cuore che ama la vita tuttavia, se anche la vita si sia rimangiata per leopardiana abitudine tante delle sue promesse. Ne nasce, dico, un allegretto rapsodico, sibi et paucis, che è la chiave musicale di chi canta mettendo già in conto all’atto di parlare che si tratta con alta probabilità di un soliloquio perché non c’è chi ascolta” (..)
“La poesia vorrebbe essere un vaccino” per le vicissitudini della vita, ma “la nostra è una generazione che non ha praticato nessun gioco di squadra. Non c’erano regole chiare. Come scendere in campo? Come condividere l’esperienza? Forse soltanto a posteriori, malinconicamente”. E allora queste pagine possono esserci utili….
(Le frasi riportate sono tratte dalla prefazione di Sauro Albisani)
Autore: Stefano Busolin
Collana: Iena Reader Wor(l)ds
Pagine 56, brossura con bandelle, cm 13×20, dicembre 2019
Stefano Busolin è nato e vive a Firenze. Ha pubblicato i poemetti Falce nel buio, prefazione di Antonio Porta, Cesati editore, 1986 (traduzione in lingua tedesca nello stesso anno presso la casa editrice Jost Schramm e realizzazione scenica a cura dell’attore Altero Borghi), Mimesis con prefazione di Valerio Magrelli, Vallecchi, 1990 (premio Dino Campana) e la raccolta di poesie Due in inverno con una nota di Dario Bellezza, Shakespeare&Company, 1995. L’ultima raccolta, La città di pietra con prefazione di Sauro Albisani, Passigli Editori 2014, ha visto una realizzazione scenica con la partecipazione di Sylvia Zanotto (danza), Evelyne Arrighi (voce interprete) e Alessandro Biagi (effetti musicali). Per le edizioni Pulcinoelefante ha pubblicato due plaquettes: L’Alberto (2015) e Il primo violino (2016) accompagnate da opere dell’artista Marco Mavilla. Sue poesie e interventi critici sono apparse su riviste letterarie quali “Il Verri”, “Tam Tam”, “Tracce”. Ha partecipato a numerosi festival tra i quali Milanopoesia. Nel 1986 ha fondato e diretto la rivista letteraria “Zemrude”. Compare nell’antologia I poeti italiani degli anni Ottanta/Novanta pubblicata dalle edizioni Ripostes nel 1992. Insieme a Piero Favino ha curato il volume Usher, scrittore degli anni Ottanta, Ponte alle Grazie, 1993. Ha ideato e presieduto il concorso letterario “Le parole nel cassetto”, nato nel 2014, in collaborazione con il Caffè Letterario Le Murate a Firenze.
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