Una scultura in avorio del sec. XVII al Museo degli Argenti a Firenze
“Curzio che si getta nella voragine” del Maestro delle Furie
Cronache del Restauro
La scultura in avorio Curzio che si getta nella voragine, creata nella prima metà del sec. XVII dal Maestro delle Furie, è conservato nella collezione degli avori del Museo degli Argenti in Palazzo PItti, a Firenze. Rappresenta un cavaliere, Curzio, che i trova sul ciglio della voragine, nel quale è evidentemente intenzionato a gettarsi insieme al cavallo: l’antica leggenda romana parla della voragine apertasi per inghiottire il suo popolo, ma egli si sacrifica per salvare tutti. È una delle opere del singolare artista dell’area tedesco-austriaca, poco conosciuto e studiato, ma, allo stesso tempo considerato fra i più validi scultori d’avorio dell’epoca.
Di questo autore in Italia non sono presenti altre opere, e per questo motivo, per lo straordinario valore artistico, nonché per essere una rappresentazione non religiosa, la scultura è custodita in una vetrina singola al centro dell’ultima sala insieme alle coppe tornite, al ritratto di Violante di Baviera e agli altri preziosi eburnei.
Si tratta di una scultura scolpita con la tecnica dell’intaglio e composta da numerosi pezzi di avorio di varie dimensioni. L’altezza totale della scultura, 46 cm – senza considerare la base dorata che è una giunta recente, forse del XIX secolo – è una dimensione usuale per opere del genere.
Possiamo riconoscere le singole parti, come il cavaliere e il suoi cavallo, formate da pezzi più o meno grandi d’avorio. Il torso del cavallo è un unico pezzo, a cui sono stati aggiunti il collo, la testa e una parte della criniera, e anche la coda e le quattro zampe, applicate al corpo tramite un perno. Gli “accessori”, come il pezzo di stoffa nel muso del cavallo, le parti rigide della sella, una pare della criniera all’attaccatura del collo e le redini sono stati prima lavorati e poi incollati con o senza l’ausilio del perno. Lo straordinario cavaliere, artisticamente ispirato ai disegni di Leonardo da Vinci per la Battaglia di Anghiari, consiste per la maggior parte del corpo di un unico pezzo di avorio; la sola parte aggiunta è la mano destra e – ovviamente – la spada. Il mantello, di fattura altrettanto squisita e raffinata, è stato scolpito in due pezzi congiunti fra loro tramite un perno. Il tutto è fissato nella schiena con un altro perno (di legno).
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Indice:
Ingtroduzione
La tecnica di esecuzione e la composizione
Lo stato di conservazione
Il restauro precedente
L’intervento di restauro
Note
Di: Bettina Schindler
Estratto da Kermes 45 (Gennaio-Marzo 2002) – pagine 13-21
ARTICOLO IN VERSIONE DIGITALE IN FORMATO PDF – DIGITAL VERSION IN PDF FORMAT
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