La coloritura delle fotografie, soprattutto prima dell’avvento del colore era una pratica corrente. Inizialmente furono usati i pigmenti (acquerello, tempera, pastello), con la scoperta dei coloranti sintetici dal 1870 grande diffusione ha avuto la coloritura con l’anilina ricavata dalla distillazione frazionata del catrame di carbon fossile e successivamente preparata su scala industriale dal nitrobenzene fatto reagire con ferro e acido cloridrico diluito.
Stampe fotografiche colorate all’anilina sono state sottoposte a dosi crescenti di radiazioni gamma per verificare l’effetto dell’irraggiamento sulla loro stabilità cromatica. I campioni utilizzati sono stati selezionati in modo da escludere macchie e/o erosioni imputabili a biodeterioramento. Con lo scopo di evidenziare le possibili controindicazioni derivanti dall’impiego di tale tecnologia, si è fatto ricorso anche a dosi di irraggiamento nettamente superiori a quelle che precedenti studi avevano indicato come proponibili per trattamenti di bonifica. Tutti i campioni sono stati confrontati con il rispettivo campione non trattato.
Indice:
Introduzione
Materiali e metodi
Tipologie di materiali fotografici
Controllo della solidità del colore
Digitalizzazione delle stampe fotografiche
Risultati
Conclusioni
Bibliografia
Abstract in English
Di Marianna Adamo, Massimo De Francesco, Donatella Matè
Estratto da Kermes 91 (Luglio-Settembre 2013) – pagine 65-74
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