Il restauro della “Cortigiana con parasole” di Kawanabe Kyosai nelle collezioni di dipinti giapponesi del castello di Aglié

Bollettino ICR. Il restauro della Cortigiana con parasole di kawanabe Kyosai nelle collezioni del Castello di Aglié
[…] Nel dipinto, la cortigiana indossa “Un kimono da parata con un’ampia cintura (obi) allacciata sul davanti e alti zoccoli di legno; l’acconciatura è impreziosita da un pettine ornamentale e orpelli per capelli (kanzashi) fatti risaltare con leggeri tocchi di colore rosso. L’accompagna un servitore che sorregge il parasole e la osserva con sguardo rapito.
Il dipinto reco due firme. Vicino alla figura femminile si legge in alto Kyosai, delineato con l’ideogramma che l’artista utilizzava dal 1871. Pittore ormai affermato all’epoca, dipinse la Cortigiana con parasole con pennellate rapide e spontanee, utilizzando pochi colori. I colpi di pennello che delineano il kimono sembrano quasi astratti e rappresentano il modo sicuro il drappeggio dei tessuti e il corpo che ne è avvolto. L’accompagnatore con il parasole fu invece dipinto da Kawabata Gyokusho (1842-1913), come si evince dalla firma Gyokusho sha, che significa ‘dipinto da Gyokusho’.”

Si tratta quindi di un dipinto realizzato a quattro mani, del genere seki-ga (letteralmente. pittura seduta) ovvero un tipo di pittura estemporanea e veloce, di moda in Giappone a cavallo tra Ottocento e Novecento, realizzata in occasione di incontri conviviali di pittura e calligrafia, chiamati shoga-kai (letteralmente: incontri di pittura e calligrafia), che avevano luogo in locali pubblici, dove gli artisti ingaggiavano delle vere e proprie competizioni artistiche realizzando opere all’impronta. Queste manifestazioni erano aperte al pubblico: pagando un biglietto d’ingresso, si potevano assistere alle gare di pittura e chiedere agli artisti di dipingere e scrivere poesie.

Niente di più facile, quindi, che anche il duca Tommaso di Savoia avesse partecipato agli shoga-kai e avesse così conosciuto Kyosai che ne era un assiduo frequentatore, e ne fosse rimasto affascinato. Sembra infatti accertato che anche gli stranieri avessero accesso a questi incontri, come dimostrano alcuni schizzi dello stesso Kyosai che ritraggono la presenza di alcuni gentiluomini a queste manifestazioni.

I dipinti su carta della collezione del castello di Aglié sono tutti caratterizzati da un tipo di pittura estemporanea e veloce, realizzata con pochi tratti di inchiostro, con soggetti divertenti e a volte dissacranti, che ne confermerebbero l’origine conviviale e informale, qual era quella degli shoga-kai.

 

La tecnica esecutiva

Bollettino ICR. Il restauro della Cortigiana con parasole di kawanabe Kyosai nelle collezioni del Castello di Aglié
A sinistra, particolare della figura della cortigiana con la firma di Kyosai. A destra, particolare della figura del servitore con la firma di Gyokusho

L’unicità della collezione dei dipinti giapponesi su carta del castello di Aglié consiste nel montaggio, realizzato con materiali occidentali a imitazione della tradizionale tecnica artistica giapponese del kakejiku.

L’utilizzo della tela come materiale di foderatura, l’uso di carta dipinta con motivi decorativi orientaleggianti come bordura, la maniera grossolana con cui sono stati assemblati i manufatti, confermano che si tratta di montaggi eseguiti in Europa a imitazione dei ben più raffinati montaggi tradizionali giapponesi.

Su può ipotizzare che il duca Tommaso, che riportò dal suo lungo viaggio in Giappone anche due veri e propri kakejiku su seta, avesse chiesto alle maestranze locali di incorniciare ‘alla maniera giapponese‘ anche i dipinti su carta, prendendo a modello i due su seta.

La Cortigiana con parasole, così come gli altri dipinti della collezione, è stata eseguita con tratti veloci e senza alcun disegno preparatorio, con inchiostro sumi e colori a base di colla animale secondo la tradizione artistica giapponese, su una carta sottilissima del topo wa gazen-shi. Di derivazione cinese, questa carta si ottiene dalla mescolanza di fibre lunghe di Kozo (Brussonetia kazinokj Sieb.) con fibre corte di bambù, a cui può essere aggiunta anche paglia di riso. Tale supporto viene privilegiato per l’esecuzione della calligrafia per la capacità di assorbire l’inchiostro conferendo al tratto morbidezza e intensità. Si tratta di una carta estremamente fragile e poco resistente a causa della presenza delle fibre corte di bambù, che garantiscono, contro, l’assorbenza e lo spandimento ideale dell’inchiostro.

I pigmenti impiegati da Kyosai, in stesure sottilissime, sono il cinabro per il rosso e il nero al carbonio per l’inchiostro, mentre resta ancora da individuare il colore azzurro utilizzato per delineare il parasole, di probabile origine organica.

Le carte di bordura che incorniciano il perimetro del manufatto presentano due tipologie differenti di decori, che si ritrovano anche in molti altri dipinti della collezione: una è di colore nero con un motivo puntinato in bianco, rosso e verde, mentre l’altra mostra una decorazione geometrica su fondo verde di colore rossiccio che, originariamente, avrebbe dovuta essere dorata, a imitazione di un vero e proprio tessuto di broccato. Le carte, tutte occidentali e di consistente spessore, sono colorate a tempera con l’ausilio di stampi; le analisi sui pigmenti hanno evidenziato la presenza di nero al carbonio, resinato di rame per il verde e cinabro con tracce di minio per il rosso, mentre le parti dorate, di cui rimane solo una traccia, sono state invece realizzate in lamina di ottone su una preparazione eseguita con ocra rossa.

 

Il restauro. Stato di conservazione

L’impiego di materiali estranei a quelli impiegati tradizionalmente in Giappone, quali l’incorniciatura con carte da parati di fattura europea al posto del broccato di seta, la tela di cotone sul verso, invece della carta giapponese, bacchette lignee per l’appensione inchiodate direttamente alle estremità del dipinto, oltre alla presenza di adesivi proteici utilizzati per l’assemblaggio delle varie parti al posto delle impalpabili colle amilacee giapponesi, ha provocato danni di grave entità all’intera collezione dei dipinti su carta. La notevole disomogeneità di comportamento fisico tra gli elementi costitutivi del manufatto, insieme alle caratteristiche di rigidità proprie dei materiali occidentali impiegati per il montaggio ‘alla giapponese’, ha causato seri danni fisici all’intera struttura dei manufatti, che per molti anni sono stati conservati arrotolati in una cassettiera del castello. La condizione conservativa dei dipinti prima del loro immagazzinamento in cassettiera non è documentata e questo ci priva di un dato importante per la valutazione del comportamento fisico tra i diversi materiali costitutivi.

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La Cortigiana con parasole prima del restauro a luce naturale (a sinistra) e a luce radente (a destra)

La Cortigiana con parasole mostrava una situazione conservativa drammatica, sia a carico del dipinto che del montaggio. La complessità di tale deterioramento, insieme all’esigenza di conservare un montaggio storicizzato, ha reso questo intervento di restauro una vera e propria sfida.

Il dipinto presentava gravi deformazioni del supporto cartaceo e un estremo inaridimento della carta, esteso anche alle bordure perimetrali che, a causa della cristallizzazione dell’adesivo impiegato e del prolungato arrotolamento con cui era stato conservato, risultavano sollevate, frantumate e distaccate in più punti. Le cadute erano particolarmente evidenti in corrispondenza dei lati superiore e inferiore, dove le bacchette lignee erano state applicate utilizzando chiodi battuti direttamente nella carta, che risultavano ormai completamente arrugginiti. In particolare, il peso della bacchetta inferiore aveva determinato ulteriori lacune di materiale cartaceo e frammentazioni con gravi perdite a carico della carta di bordura.

Il supporto cartaceo appariva consunto in corrispondenza di tutta l’area superiore del dipinto, dove si vedeva apparire la trama del tessuto sottostante; erano inoltre visibili lacune di varie dimensioni, tra cui alcune provocate dall’erosione del ‘pesciolino d’argento’.

Gore molto estese e scure interessavano in maniera disomogenea la superficie cartacea, in particolare l’area centrale del dipinto estendendosi fino alle carte di bordura, che per questo apparivano fortemente deturpate. Si ipotizza che il danno sia stato provocato dal contatto diretto del dipinto con acqua, che avrebbe contribuito alla migrazione della colla dal verso.

L’intera superficie era interessata da pieghe numerose e sottili, che con molta probabilità si sono formate in occasione della foderatura del dipinto con la tela. Dal verso, questa appariva fortemente adesa al supporto cartaceo. Sull’angolo inferiore sinistro erano incollate due etichette con due diversi numeri di inventario: una relativa all’inventario attuale e l’altra a quella del 1927, entrambe stampate con inchiostro blu. Le bacchette per l’appensione, realizzate in legno dipinto di nero, erano danneggiate da un massiccio attacco, ancora attivo, di insetti xilofagi.

[continua…]

(Estratto dall’articolo Il restauro della Cortigiana con parasole di Kawanabe Kyosai nelle collezioni del Castello di Aglié sul numero 34 del Bollettino ICR)

Bollettino ICR 34

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