La grande pala intitolata Gloria di Ognissanti (cm 383 x 236), nota anche come Quadro del Paradiso, è l’unica testimonianza lasciata nella provincia di Bergamo da Giovan Battista Tiepolo che, invece, lavorò in diverse occasioni nel cuore di Bergamo, realizzando tra il 1732 e il 1734 la decorazione ad affresco della Cappella Colleoni e il tenero dipinto San Giuseppe con il Bambino per la Chiesa di San Salvatore. L’ultima opera eseguita per la città fu, nel 1745, la grande pala Martirio di san Giovanni, vescovo di Bergamo per il Duomo.
La pala di Rovetta si può datare intorno al 1735 ma fu collocata nel presbiterio della chiesa parrocchiale solo nel 1736, per consentire la realizzazione ad hoc, ad opera della bottega dei Fantoni, della sontuosa ancona marmorea che ancora oggi la incornicia.
La costruzione dell’opera, progettata per assecondare un formato verticale sviluppato più in altezza che in ampiezza, obbliga l’artista a scalare le figure su più piani e secondo direttrici oblique che s’intersecano, finalizzate al conseguimento di una profondità prospettica non altrimenti raggiungibile. A conferire effetti di monumentalità all’opera, Tiepolo raffigura in primo piano l’imponente figura inginocchiata di san Narno, plasticamente modellata a forza di abili e veloci colpi di colore, e un poderoso san Pietro dalle proporzioni statuarie che l’artista deliberatamente fa avanzare sul margine della tela per porlo in dialogo diretto con lo spettatore, verso cui il santo rivolge uno sguardo di monito, indicando il tema sacro alle sue spalle.
L’apparente frontalità dello schema viene però contraddetta dalla disposizione asimmetrica del gruppo dei santi, studiata a movimentare lo spazio scenico della tela. Così la figura longilinea e di profilo di san Paolo, appoggiata a san Pietro, impercettibilmente arretrata, allude ad un successivo livello di profondità; in una prospettiva più distante, santo Stefano nella fiammante dalmatica e san Giovanni Battista si collocano su una diagonale che s’intreccia a chiasmo con l’asse che sostiene le figure di un santo vescovo e di un cardinale dalla rossa veste, dietro cui si scorgono altre teste ad affollare la composizione di presenze non identificabili. Sullo sfondo e a metà scena, si scorgono le figure a semicerchio di santi già destinati a contemplare la visione della Vergine in gloria: san Gerolamo in veste d’eremita, un santo con abito francescano, quasi certamente san Francesco di Paola, un giovanissimo santo guerriero da identificarsi con sant’Alessandro, gradualmente diminuiti di dimensioni nel rispetto delle regole prospettiche e resi quasi a monocromo, con pennellate liquide e trasparenti.
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